È il concetto espresso da Timothy Gallwey, uno dei fondatori del Coaching. Rappresenta il dialogo tra il Sé-pensante e il Sé-agente.
Nello specifico, la formula della performance ideata da Gallwey è
P = p – i
intesa come: la performance (P) è il risultato del potenziale (p, il complesso di capacità e risorse disponibili) al netto delle interferenze (i). Queste ultime possono essere esterne, come le condizioni meteorologiche, il contesto, l’ambiente, le risorse scarse; oppure interne, come la paura di fallire, del giudizio, l’abbassamento dell’autostima, la riduzione della concentrazione.
Ciò avviene a causa del dialogo interiore che si sviluppa tra il Sé-1, quello che pensa e giudica, e il Sé-2, quello che dovrebbe agire. La mente quindi non si concentra sul compito e sull’azione, ma vaga, abbassando il rendimento e il livello della performance.
Questo concetto è collegato allo Stato di Flow, che identifica invece una condizione totalizzante, di completo assorbimento nel compito, dove l’attenzione è fortemente focalizzata sull’azione e la sensazione è quella di avere ogni movimento sotto controllo, in totale assenza di giudizio, in un’esperienza autotelica.