Ivan Zaytsev

È il turno di battuta dello “Zar”, il punteggio mostra un laconico 20-22 per gli USA, 1-2 il computo dei set, sempre a favore degli americani. Estrema sintesi di una semifinale olimpica di Rio 2016 che ha visto il primo set finire 30-28 per i nostri, il secondo 28-26 per gli USA, il terzo 25-9, sempre USA.

Battuta numero 1: centrale e potentissima, ricezione, alzata, attacco statunitense, muro di Lanza.

21-22

Battuta numero 2: di nuovo fortissima, attacco USA fuori.

22-22

Battuta numero 3: 110km/h, ace.

23-22

Battuta numero 4: 122Km/h, ace millimetrico sulla riga.

24-22

Battuta numero 5: 110km/h, ace.

25-22. Set Italia.

Trovarsi, nel momento più delicato della sfida, ad avere la responsabilità di dover gestire la situazione è sicuramente un momento di forte tensione. Magari non ai livelli di una semifinale olimpica, ma probabilmente è capitato a tanti di noi di vivere un momento simile. Come si gestisce la tensione? Come si può fare la scelta più coraggiosa (come quella di sparare cinque battute di fila oltre i 100km/h)? Come si fa a comportarsi “come se non si sentisse la paura”?

Ecco la mia interpretazione:

1. Autoefficacia: non ha mai messo in dubbio di essere in grado di farlo, di poter battere con tale precisione e forza. L’aveva già fatto, persino, con gli stessi avversari, portando l’Italia a vincere il set partendo da 24-25 nelle Final-6 di Firenze nel 2014; questa esperienza pregressa gli ha sicuramente dato la possibilità di supportare ulteriormente le sue certezze. In senso più ampio, ha dimostrato una grandissima consapevolezza di sé, conoscendo molto bene i suoi punti di forza (la battuta, in questo caso).

2. Inner game: non ha attivato un Sè-pensante ad ostacolare il flusso delle azioni da eseguire. La mente era completamente assorbita dal compito, dal gesto tecnico, dal “fare” del Sé-agente.

Aggiungo una piccola considerazione da Allenatore (seppure non di pallavolo), non da Coach, che si ricollega a una citazione di Epitteto che dice: “Prima di’ a te stesso cosa vorresti essere, poi fai ciò che devi fare”. Il significato è che Zaytsev, in questo caso, ha voluto essere un giocatore che non si tira mai indietro davanti alle responsabilità, che fa della battuta (uno dei suoi punti di forza) un’arma micidiale perché non alleggerisce il colpo solo perché la palla “scotta”. Questo crea un importantissimo circolo virtuoso: stimola l’Inner Game dell’avversario! Chi si trova dall’altra parte della rete sente la pressione del momento almeno quanto Zaytsev sente il peso di quella palla, ma sa anche di avere davanti un giocatore abilissimo e fortissimo in battuta, che non molla mai. La pressione, quindi, è tutta su chi riceve! E ciò in qualche modo agevolerà il compito di chi batte, perché le mani di chi aspetta la palla tremeranno un po’ di più, aumentando le probabilità di un errore e alimentando, di conseguenza il senso di autoefficacia di Zaytsev! In caso di errore? Se lo Zar avrà tirato una delle sue cannonate, sarà semplicemente un errore, ma non avrà rinunciato a mettere in difficoltà l’avversario, che quindi continuerà a temere per le volte successive!

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About Nicola Bernardini

Sono da sempre innamorato della scherma, sport che ho praticato a buon livello per oltre quindici anni per poi viverlo in ruoli diversi: sono stato Arbitro Nazionale dal 2005 al 2013 e ho ricoperto il ruolo di referente degli arbitri per l'Emilia Romagna nel quadriennio 2012-2016; parallelamente, dal 2009, ho intrapreso la carriera magistrale e come Maestro d'armi sono responsabile del settore sciabola del Circolo Scherma Imola, dove alleno ragazzi che affrontano competizioni Nazionali e Internazionali.

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