“Chi non ha mai fatto un errore, non ha mai fatto qualcosa di nuovo.” Albert Einstein
L’atteggiamento nei confronti dell’errore può avere conseguenze devastanti. Spesso, soprattutto nei più giovani, nasce una fortissima resistenza nei confronti del ritentare, riprovare, rimettersi in gioco, davanti a un primo tentativo non andato a buon fine. Occorre distinguere, però:
- un tentativo è un’azione nuova nella quale non possiamo prevedere con precisione l’esito. È di fondamentale importanza considerare in principio la possibilità che il risultato possa non essere positivo perché, appunto, non abbiamo ancora strumenti per valutare se il processo, la tecnica, il gesto, sia quello corretto. Se non abbiamo mai eseguito una capovolta (o capriola, che dir si voglia), capiterà che rotoleremo storti, picchieremo la schiena invece di rotolare armoniosamente, che il gesto appaia goffo. Questo potrà essere dovuto ad imprecisioni tecniche, come ad esempio la testa troppo lontana dai piedi, le mani ruotate in una maniera non ottimale, il nostro senso dell’equilibrio non eccezionale. Se sbaglieremo, non dovremo chiamarlo “errore” (il ruolo di allenatori ed educatori, qui, è cruciale!!)
- un errore è un’azione eseguita in maniera non corretta, conoscendone le relazioni cause-effetti. Se conosciamo la tecnica per ottenere un determinato risultato, la sequenza di gesti, e non li eseguiamo secondo la procedura, incorreremo in un errore. Le origini dell’errore possono essere interne o esterne, ma in ogni caso dobbiamo essere in grado di comprenderne le cause, le conseguenze e, eventualmente, cosa dobbiamo fare per non ripeterlo.
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